Incontri di inquadramento

Si tratta di un numero di incontri che va da 4 a 6, durante i quali inizieremo a conoscerci, condivideremo diverse informazioni sulla situazione di vita della persona e di che cosa la mette in difficoltà, per arrivare a prospettare possibili ipotesi di lavoro per sostenerla e trovare soluzione al suo problema o alleviare il suo disagio.

Questi incontri mi consentiranno di formulare un’ipotesi su come le difficoltà siano nate e si mantengano, e anche di formulare una eventuale diagnosi.

Consentiranno alla persona di valutare come si sente con me e se sente di potersi affidare a me per un successivo intervento.

Per chi

Si trova in una situazione di sofferenza o disagio e vuole risolverla cercando di capirne le cause

  • È insoddisfatto della qualità di uno o più ambiti della propria vita
  • Ritiene di soffrire di uno dei seguenti sintomi:
    • Disturbo d’ansia come ansia generalizzata, attacchi di panico, fobie
    • Disturbo dell’umore, depressione
    • Disturbo del comportamento alimentare come anoressia, bulimia, binge eating, o altri
    • Disturbo ossessivo compulsivo
    • Disturbo post traumatico da stress
  • Vuole sapere se la natura del suo disturbo può avere un’origine psicologica

Non è per chi cerca soluzioni preconfezionate.

Come e dove

Gli incontri si svolgono nel mio studio in via Antonio Zannoni 45, oppure online.

Durano 50 minuti ed hanno un costo di 70 euro. Il costo degli incontri è detraibile come spesa sanitaria.

A cosa serve?

Durante gli incontri di inquadramento, chiamati anche assessment psicologico, raccolgo ampie informazioni per arrivare ad una valutazione di come la persona che si è rivolta a me “funziona”, costruendo insieme a lei ipotesi su come il suo disagio sia nato, venga mantenuto, e di come solitamente ciò avvenga all’interno di determinati schemi comportamentali e relazionali che si ripetono.

Cosa più importante di tutte: durante questi incontri faremo reciproca conoscenza e la persona avrà modo di sperimentare come si sente nel condividere con me la sua esperienza, se inizia a sentirsi a suo agio oppure no, a farsi un’idea di come funziona il nostro rapporto e a valutare se la relazione che stiamo costruendo gli trasmette fiducia e se fra noi si crea un clima collaborativo in cui si sente supportato nel risolvere le sue difficoltà. Questi infatti sono alcuni fra i fattori di successo più importanti in qualunque tipo di intervento psicologico.

Lampadina accesa in esterno

Cosa faremo

Durante il primo incontro:

  • Chiedo alcune informazioni sulla persona e sulla su situazione di vita, professionale e relazionale
  • Lavoriamo insieme sull’insieme di “sintomi” che la persona porta come domanda o problema cercando di definirlo rendendolo il più concreto possibile
  • Spiego in che cosa consistono gli incontri e quali sono i nostri reciproci ruoli: io sono esperta del metodo, cioè di come fare le domande, mentre il cliente è esperto dei suoi contenuti: della sua esperienza e dell’effetto che gli fa viverla
  • Parliamo di che cosa la persona desidera per sé, ed di in che modo pensa un mio intervento possa essergli utile.

Durante gli incontri successivi proseguiremo condividendo la storia del problema:

  • Parlando di come si manifesta
  • Di che cosa fa la persona per gestirlo
  • Se ha notato che ricorrono abitudini o schemi specifici
  • Se si è fatto delle teorie sul problema
  • Dettaglieremo i diversi contesti di vita in cui il problema si presenta o che ne risultano intaccati.

Le informazioni raccolte mi consentiranno di costruire e condividere con la persona un’ipotesi della sua “mappa del mondo”, ovvero i significati che attribuisce alla propria esperienza. Spesso infatti non sono gli eventi in sé ma il significato in termini di pensieri, sensazioni ed emozioni che attribuiamo a determinati eventi che ci fanno maggiormente soffrire.

Trovare sintonia sulla definizione del problema è l’obiettivo più importante di questi incontri.

È un buon momento in cui poter esprimere dubbi o fare richieste nel caso ci fossero aspetti che la persona desidera chiarire riguardo al suo disturbo ed alla tipologia di lavoro che è possibile fare per risolverlo.

Cerco di creare un clima di accoglienza e comprensione per agevolare eventuali richieste di spiegazioni e informazioni, ma è importante che le persone fin da subito si rendano parte attiva del dialogo esprimendo dubbi, curiosità ed anche difficoltà.

A volte il racconto di fatti spiacevoli può essere faticoso o creare imbarazzo, ed è importante condividere anche questi aspetti.

Parlare di queste prime difficoltà, anche se non è una psicoterapia vera e propria, può aiutare ad alleviare il disagio: sentirsi accolti rende meno intense le sensazioni negative o la fatica che si prova ed aiuta a percepirle come più gestibili.

Cosa mi porto a casa?

Alla conclusione di questa fase mi sarà possibile fornire:

  • Una prima ipotesi esplicativa del problema costruita insieme alla persona e quindi una ridefinizione condivisa che ci orienterà verso una proposta di percorso “su misura”: una bozza di un “contratto” documento che raccoglie tempistiche ed obiettivi per un percorso di consulenza, o di sostegno alla genitorialità, o di psicoterapia.

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