I figli e la scuola, come gestire un insuccesso

Nella nostra società, quella della produttività e dei successi che appaiono semplici ed immediati, i fallimenti non sono concepiti. Peccato che i processi di apprendimento funzionino per “prove ed errori”..! Come si fa a vivere serenamente questa contraddizione fra ciò verso cui spesso il nostro ambiente ci spinge e la nostra esperienza che ci porta a conclusioni diverse? Possiamo provare ad eliminare la parola “fallimento” dal vocabolario, non in quanto non esistente, ma considerando gli errori una parte fondamentale dell’apprendimento. In questo modo potremo capire meglio come poter affrontare gli insuccessi dove si presentassero nella carriera scolastica dei nostri figli. E magari questo potrebbe aiutarci a capire come affrontare più serenamente anche i nostri.

Come reagiamo all’insuccesso?

Come reagiamo da genitori di fronte ad un insuccesso di nostro figlio? Tendiamo a minimizzare? Oppure ci arrabbiamo? O ci sentiamo tristi? Queste nostre reazioni parlano di come siamo fatti e della nostra storia: occorre tenere bene a mente e cercare di capire le nostre reazioni per poter meglio affrontare la situazione di insuccesso e capire come poter sostenere i nostri figli. Come reagiamo ai nostri insuccessi? Probabilmente a monte di tutte queste variabili c’è quello che noi abbiamo interiorizzato riguardo alla storia dei nostri insuccessi, cosa ci dicono di noi, di chi è la responsabilità, che conseguenze hanno provocato.

Se desideriamo che i nostri figli si sentano liberi di condividere con noi queste esperienze occorre rimanere con le nostre sensazioni “un passo indietro”, cercando di tenere per noi  almeno in un primo momento l’impulso di esternare cosa ne pensiamo o come stiamo, soprattutto se si tratta di delusione, ansia, o pensieri di tipo negativo che se esternati da noi in modo impulsivo non farebbero che aumentare il senso di inadeguatezza che nostro figlio facilmente si trova a provare in una situazione di questo tipo.

E loro come si pongono riguardo alla cosa: come ce ne parlano? E se non ce ne parlano come lo veniamo a sapere? La loro modalità comunicativa infatti può essere indice delle loro sensazioni a riguardo: si sentono colpevoli? Oppure si sentono vittime di un trattamento ingiusto?

A questo punto, messe insieme le nostre reazioni (che lasciamo temporaneamente nell’ombra) e le loro, cerchiamo di capire cosa è successo.

Capire cosa è successo

Di che cosa si tratta? E come sono andate le cose? È utile cercare di Ricostruire insieme che cosa è successo, per capire in quanta percentuale la responsabilità di questo insuccesso deriva dai comportamenti di nostro figlio o da una causa esterna/ sfortuna/ avversità varie.

Un confronto sereno può aiutare entrambi:

  • i ragazzi a responsabilizzarsi capendo il rapporto causa-effetto di un loro atteggiamento.
  • noi genitori a capire come mai è andata così e a preparare strategie/ comportamenti alternativi.

Per poter avere una buona comprensione del “fenomeno” occorre cercare di affrontarlo parlandone chiaramente.

Come ha reagito il ragazzo? Se mostra di esserci rimasto male può venire spontaneo cercare di minimizzare. Farlo però significa non riconoscergli la possibilità legittima di esprimere il suo dolore o dispiacere. Solo esprimendolo e sentendolo riconosciuto i ragazzi potranno poi” digerirlo” e superarlo al meglio.

Altrimenti potrebbero finire per sentirsi sbagliati non solo per l’insuccesso, ma anche per le loro reazioni all’evento.

Anche arrabbiarsi può essere controproducente perché rischia di far sentire i nostri figli mortificati, aggiungendo dispiacere alle sensazioni negative che già staranno probabilmente sperimentando.

Una buona risposta potrebbe essere: “sono dispiaciuto per il fatto che../ vedo che ci sei rimato male..”.

Una volta condiviso l’evento e capita la dinamica dei fatti (o almeno un’idea chiara di come sono andate le cose e di quanta parte di responsabilità vi sembra effettivamente attribuibile al ragazzo), vi sarà possibile pensare una strategia per evitare futuri insuccessi.

È importante condividere coi propri figli anche le vostre ipotesi ed idee in merito, evitando situazioni di “intrusività”: esprimete i vostri ragionamenti ed ascoltate ciò che vostro figlio ha da dire a riguardo. Anche se pensate di avere ragione o una strategia di pensiero migliore cercate di concordare con il ragazzo possibili soluzioni che siano un compromesso di entrambe le vostre posizioni, dove non sia possibile lasciare che sia il ragazzo stesso a definire come procedere in futuro.

L’idea quindi è quella di: dimostrare di capire cosa prova vostro figlio, senza dare giudizi su quello che è successo (ma avendo chiara la situazione), rispettare i tempi di “digestione” emotiva dell’insuccesso, dare, con delicatezza, suggerimenti per risolvere il problema.

Rinforzare l’autonomia

Maggiore è lo spazio di iniziativa che riusciamo a far sviluppare ai ragazzi, maggiore sarà l’autonomia che riusciranno a manifestare. Anche nella gestione degli impegni scolastici/ sportivi.

Iperproteggerli cercando di compensare come genitori eventuali loro mancanze non gli consente di potersi esercitare.

Questo non significa che in caso di bisogno, o se ce lo chiedono, non dobbiamo aiutarli, anzi, nei momenti di difficoltà affiancarci a loro ad esempio nello studio oppure provare a dargli qualche suggerimento potrebbe agevolarli a trovare metodi di studio alternativi ed aiutarli a sentirsi supportati.

È importante che sappiano di avere la possibilità di sbagliare. “Errare è umano”. È una parte imprescindibile di ogni processo di apprendimento. Inoltre ciò che si apprende in prima persona è una lezione che ha un valore molto diverso e maggiore rispetto a ciò che ci viene detto dagli altri, anche se da fonti autorevoli.

Errori, cali di motivazione, sfortune varie, cambiamenti di rotta per cui si rende necessario considerare nuovi obiettivi/ cambi di scuola o di attività extra-scolastiche. Qualunque cosa succeda si può condividere ed affrontare: fungere da modello è il migliore degli esempi.

Trasmettere con i nostri comportamenti l’importanza di adempiere al proprio dovere, a volte anche controvoglia, è una lezione che aiuta i nostri figli a comprendere il valore della tenacia. La coerenza, come ci comportiamo sulla base di quello in cui crediamo, comunica i nostri valori ai nostri figli.

Aiutarli a transitare attraverso un insuccesso e fargli vedere che da questo si può apprendere una lezione importante utile a riconsiderare i propri atteggiamenti e livelli di impegno non può che aiutarli a diventare più tenaci e determinati.

Anche l’autostima ne trarrà giovamento: una volta che, superata l’impasse, capiranno di aver appreso qualcosa di nuovo, di aver trovato un modo migliore di applicarsi o di studiare.